Dal 1995 in Italia è in vigore la tassa di concessione governativa per i possessori di dispositivi cellulari. A pagare il tributo allo Stato, 5.61 euro ogni due mesi per i privati e 12.91 euro per le aziende, sono i possessori di un normale servizio di abbonamento di telefonia mobile. Sono esenti da questa imposta gli utenti che fruiscono delle carte prepagate per ricaricare i propri cellulari.
L’Associazione per la Difesa dei Consumatori, ADOC, avverte i cittadini della possibilità di richiedere un rimborso di 210 euro, equivalente agli ultimi tre anni nei quali è stata pagata la sopracitata tassa. Infatti la commissione tributaria del Veneto ha stabilito con una sentenza, che il tributo è illegittimo, poiché è entrato in vigore un provvedimento dell’Unione Europea, il Codice di Comunicazione Elettroniche, nel quale è stabilito che la tassa deve essere pagata esclusivamente dai possessori di abbonamenti per uso aziendale.
A muoversi in azioni collettive contro le Agenzie per le Entrate non sono solo i privati, ma anche i Comuni e gli enti locali. Tale iniziativa è stata intrapresa da 74 Comuni, 8 Comunità montane e dal Consorzio del Bacino Imbrifero Montano, i quali sostengono l’inconsistenza della comparazione tra gli enti e le aziende. L’ammontare del risarcimento richiesto da codeste pubbliche amministrazioni è pari a 880 mila euro.
Grazie alla direttiva dell’Unione Europea anche l’Italia potrà allinearsi ai grandi Paesi del vecchio continente, come la Gran Bretagna e la Francia, dove la quasi totalità della popolazione fruisce di un abbonamento per i servizi di telefonia mobile. Infatti tali sottoscrizioni portano numerosi vantaggi per gli utenti, come le agevolazioni sul costo delle chiamate, la possibilità di avere telefonini concessi gratuitamente, l’eliminazione delle code per la ricarica ed il fastidioso ‘ho finito il credito non ho potuto richiamarti’.
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